Proprietà analgesiche del protossido d’azoto in Odontoiatria

Dott.ssa Elena Bendinelli, Odontoiatra, specialista in Chirurgia orale, sedazionista esperta, libera professionista a Pistoia
Dott. Paolo Delle Rose, Odontoiatra
Dott. Matteo Melini, Odontoiatra, sedazionista esperto, tutor Master Chirurgia ossea ricostruttiva ed implantologia Alma Mater Università di Bologna, borsa di ricerca sul tema della sedazione cosciente in Odontoiatria Università di Padova, libero professionista a Bologna

 

Protossido d’azoto e dolore

Il dolore è comunemente definito come un'esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole, derivante da un danno tissutale reale o potenziale. Può manifestarsi come dolore neuropatico, causato da malfunzionamenti o condizioni patologiche che influenzano le strutture fisiologiche coinvolte nella trasmissione dei segnali nocicettivi nel sistema nervoso, o come dolore nocicettivo, originato da un danno effettivo, o minacciato, al tessuto non neurale attraverso l'attivazione dei nocicettori, come definito dall'International Association for the Study of Pain (IASP). I farmaci che agiscono sul dolore comprendono anestetici locali, analgesici ed antinfiammatori, talvolta associati a farmaci neurolettici, anticonvulsivanti e antidepressivi.

L'effetto analgesico può manifestarsi sia attraverso la modulazione dell'informazione derivante dall'afferenza periferica sia tramite meccanismi diretti al sistema nervoso centrale. L'inalazione di una miscela di protossido d'azoto (N2O) e ossigeno (O2), titolata a diverse concentrazioni mediante l'uso di un'apposita sedation machine, rappresenta uno strumento comunemente utilizzato da medici e dentisti per ottenere effetto ansiolitico nei pazienti ambulatoriali sottoposti a interventi medici ed odontoiatrici.
L'utilizzo del protossido d'azoto in Medicina ed Odontoiatria ha radici che risalgono alla metà del XIX secolo, con molteplici finalità ed epoche di successo alterne. Lo sviluppo tecnologico nella gestione e somministrazione di dosi titolabili di gas medicali ha aperto la possibilità di co-somministrare protossido d'azoto ed ossigeno, definendo così un protocollo clinico introdotto dal Dr. Harry Langa, noto come "Analgesia relativa," che ne ha diffuso l'utilizzo nell'odontoiatria moderna.

 

Differenti ipotesi

Gli studi sull'efficacia dell'inalazione di protossido d'azoto ed ossigeno sono presenti in letteratura da decenni, principalmente concentrati sull'utilizzo in pazienti pediatrici, in soggetti ansiosi o con scarsa collaborazione e compliance. Viene inoltre considerato l'utilizzo del protossido in situazioni con gag reflex moderato o alto, poiché può contribuire a facilitare il trattamento con minori limitazioni ed un maggiore comfort per operatore e paziente.

Più raramente, nel contesto degli studi sull'uso del protossido di azoto in Odontoiatria, viene inoltre esaminato il suo potenziale analgesico. In particolare, l'effetto analgesico del protossido d'azoto è attribuito alla sua notevole capacità di agire come agonista e inibitore endogeno dei recettori oppioidi dei recettori NMDA. Inoltre, i suoi effetti analgesici sono presenti a basse concentrazioni della molecola, come quelle di comune impiego odontoiatrico, con il paziente mantenuto cosciente e cooperativo. L'attenzione circa i potenziali effetti analgesici del protossido di azoto è rivolta a diverse misurazioni chiave, proprie di diversi scenari comuni durante il trattamento odontoiatrico.
Una prima ipotesi riguarda l'influenza del protossido sulla sensibilità pulpare, valutata mediante risposte elettriche cerebrali evocate dalla stimolazione elettrica della polpa dentale, includendo l'ampiezza peak-to-peak e i tempi di picco.

 

Di fatto, questi studi hanno misurato quali variazioni delle risposte elettriche cerebrali si producono in seguito a stimolazione elettrica della polpa dentale in corso di sedazione cosciente inalatoria. In particolare, sono stati osservati i cambiamenti della percezione del dolore generale (AST), della soglia iniziale in cui lo stimolo viene esperito come doloroso (PTh) e della soglia massima di tollerabilità dello stesso (PTo).

 

Un altro aspetto indagato riguarda il successo anestetico del blocco del nervo alveolare inferiore (IANB). Gli studi osservano l'influenza del N2O sulla capacità di ottenere un'adeguata anestesia locale durante procedure endodontiche, confrontando gruppi di pazienti trattati con N2O a diverse concentrazioni con quelli sottoposti a procedure standard senza N2O.

l dolore associato all'iniezione dell'anestetico è un ulteriore parametro considerato, con l'obiettivo di valutare se l'uso del protossido di azoto possa contribuire a ridurre il disagio durante l'amministrazione dell'anestesia locale.

nfine, viene esaminata l'efficacia del protossido di azoto nell'analgesia “preemptive”, ovvero la sua capacità di prevenire o ridurre il dolore anticipato legato a procedure odontoiatriche. Questo aspetto è valutato in studi specifici che esaminano il protocollo di somministrazione di N2O prima di procedure come estrazioni dentali o trattamenti endodontici.

 

Risultati

I risultati indicano che per la sensibilità pulpare emergono tendenze differenziate nei vari studi.
Ad esempio, Benedettini (1982) ha osservato una diminuzione dell'ampiezza peak-to-peak con l'aumentare della concentrazione di N2O, mentre Chapman (1983) ha evidenziato una riduzione nei gruppi di test con N2O rispetto al gruppo di controllo. Dworkin (1983) ha notato un aumento della sensibilità polpare nei gruppi di test con N2O rispetto al gruppo di controllo, con risultati simili confermati anche da Dworkin (1984).
 
Il successo dell'anestesia del nervo alveolare inferiore (IANB) è cruciale per garantire un intervento odontoiatrico indolore. Studi condotti da Stanley (2012), Chompu-Inwai (2018), Gupta (2019), e Kushnir (2020) concordano sull'incremento significativo del successo dell'anestesia del nervo alveolare inferiore (IANB) nei gruppi di test con N2O rispetto ai gruppi di controllo. Questi risultati indicano il potenziale benefico del N2O nell'aumentare l'efficacia dell'anestesia locale, particolarmente rilevante in situazioni di pulpiti irreversibili.
Per quanto riguarda il dolore durante l'iniezione di anestetico locale, i risultati sono stati coerenti tra gli studi. Gupta (2019), Kushnir (2020), Jacobs (2003) hanno dimostrato che l'inalazione di N2O in concentrazioni tra il 30% e il 50% riduce significativamente il dolore associato a questa fase del trattamento odontoiatrico rispetto ai gruppi di controllo. Questo è particolarmente rilevante anche nei bambini, come evidenziato da studi condotti da Takkar (2015), e Mony (2016). Questi risultati indicano che l'uso di N2O può contribuire a mitigare il disagio associato alle procedure di iniezione di anestetico locale.
 
Per la soglia del dolore alla pressione a livello del muscolo massetere, Grønbæk (2013) ha riportato un aumento significativo nella soglia del dolore nei pazienti trattati con N2O rispetto al gruppo di controllo. Questo suggerisce un potenziale effetto analgesico del N2O anche in relazione al dolore alla pressione.
 
Infine, per quanto riguarda l'analgesia preemptive, l'unico studio che ha esaminato questo aspetto, condotto da Ong (2004), non ha riscontrato un effetto analgesico favorevole nell'amministrazione pre-operatoria di N2O rispetto a quella post-operatoria.
 
In sintesi, l'utilizzo di N2O in Odontoiatria dimostra risultati promettenti nel migliorare il successo anestetico della IANB, e nel ridurre il dolore durante le iniezioni di anestetico. Anche circa l’aumento della soglia del dolore alla pressione N2O sembra offrire risultati incoraggianti. Tuttavia, la complessità degli effetti osservati richiede ulteriori ricerche per consolidare e approfondire queste osservazioni.
 
Complessivamente, queste evidenze offrono una panoramica approfondita degli effetti del protossido di azoto su diversi aspetti legati alla gestione del dolore in ambito odontoiatrico, contribuendo a comprendere meglio l'ampio spettro di applicazioni e potenziali benefici degli effetti analgesici della sedazione inalatoria nella pratica clinica odontoiatrica.

 
 
Bibliografia
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